I SERPENTI D'ABRUZZO
NATRICIDI
LA NATRICE DAL COLLARE
La natrice dal collare (Natrix helvetica) è uno degli ofidi più diffusi in tutto il territorio regionale ed Italiano. Prende il suo nome comune da due bande dorsali, una gialla ed una nera site sul collo, che spesso si attenuano negli esemplari adulti. Generalmente si presenta con delle ornamentazioni nere a forma di barre su dorso e fianchi, che sormontano una colorazione di fondo che può variare dai torni marroni, al grigio e al verde. Nella nostra regione è presente la sottospecie lanzai, in cui spesso il rostro presenta toni arancioni. Non è raro imbattersi in esemplari melanici o melanotici come quello nell'immagine di testata.
Solitamente è legato ad ambienti acquatici, ad eccezione di alcuni esemplari (soprattutto individui senili) e alcune popolazioni, che talvolta possono essere rinvenuti anche in habitat in cui la presenza di acqua non è costante o è addirittura assente.
Il loro nome comune “natrice” deriva da una contrazione del termine
“nuotatrice”, che rimarca il loro legame con l’acqua.
Abitano laghi, fiumi, fossi, ed ogni biotopo che possa garantire loro
le risorse necessarie per stabilirvisi. Questa specie ha una dieta quasi esclusivamente composta da anuri (rane e rospi), ma all'occorrenza può nutrirsi di piccoli mammiferi e uccelli.
Questo rettile ha un’indole schiva e pacifica, ed anche se molestato non tenta quasi mai di mordere. Se fronteggiata o minacciata, la natrice dal collare può mettere in atto diverse strategie difensive, tra cui gonfiarsi e soffiare, triangolare il capo, allargare il cappuccio a mo' di cobra, e, come ultimo espediente, la tanatosi (fingersi morti). Assieme a quest'ultimo escamotage vengono svuotate apposite ghiandole post-cloacali contenenti una sostanza nauseabonda. Il liquido in questione, ha lo scopo far apparire l'eventuale preda disgustosa e di conseguenza non adatta ad essere consumata. In questa pantomima, la natrice dal collare (ottima attrice) si capovolge e si contorce ventre all'aria. Gli occhi rimangono fissi, la bocca aperta e distorta, dalla cui fuoriesce penzoloni la lingua. In alcuni casi può verificarsi la perdita (autoindotta) di piccole quantità di sangue dalle fauci. Una volta che la minaccia si dilegua, la recita finisce, ma per quanto questa possa essere sembrata convincente, questa strategia non sempre la risparmia dall’uccisione da parte dell’uomo.
In estate depone le sue uova, solitamente unite a grappolo, da cui schiudono dopo 50-60 giorni dei piccoli che sfoggiano la stessa livrea degli adulti.
Questa specie dispone di larghe ghiandole velenifere e dei denti mascellari posteriori allargati. Il suo morso però, che raramente occorre, è totalmente innocuo per l'uomo, ed il suo veleno è esclusivamente funzionale alla cattura delle prede di cui si nutre.
LA NATRICE TASSELLATA
La natrice tassellata (Natrix tessellata) è più localizzata e si rinviene solitamente ad altitudini contenute. Questo perché a differenza della natrice dal collare è più legata agli ambienti acquatici. Di solito è facilmente osservabile in fiumi e laghi, spingendosi anche in aree urbanizzate site a ridosso di questi ambienti.
Il legame più stretto con l'acqua porta questa specie ad avere un'alimentazione quasi esclusivamente specializzata in pesci.
La colorazione dorsale è molto simile a quella della natrice dal collare, con un pattern meno marcato e barre più larghe.
In estate depongono piccole uova a grappolo dalle quali nascono piccoli che appaiono come vere e proprie copie degli adulti.
Assieme alla natrice dal collare, la natrice tassellata viene ripetutamente scambiata per vipera, sia a causa della somiglianza di livrea che alle tecniche difensive che usano quando si sentono minacciate, come la triangolazione del capo ed il soffiare rumorosamente.
Questi ofidi, benché dispongano di apposite ghiandole che secernono tossine, utili alla cattura delle loro prede, non rappresentano una minaccia per l'uomo. Come tutte i serpenti, anche le natrici se importunate cercano sempre di fuggire, e anche laddove vengono manipolate, essere morsi da questi serpenti rimane sempre un evento più unico che raro. Un loro eventuale morso difensivo comunque non genera conseguenze cliniche nell'uomo.
Come tutti i rettili presenti nella nostra regione sono animali protetti.
COLUBRIDI
IL BIACCO
E' il serpente più comune e più diffuso in tutta la regione e la penisola.
Il biacco (Hierophis viridiflavus) si presenta in due sottospecie:
la nominale, viridiflavus, dai colori giallo/bianco e nero, e la
carbonarius, fenotipo melanico, (prevalentemente presente in
Abruzzo) che si differenzia dalla precedente per la colorazione dorsale e ventrale completamente nera.
Di abitudini diurne, molto attivo, fiero e dinamico. Come tutti gli altri
serpenti appartenenti al nostro territorio solitamente cerca di scappare quando incontra o scorge la figura umana, rifugiandosi nel più vicino nascondiglio. Se minacciato o manipolato non esita a difendersi infliggendo morsi prolungati. Possiede ghiandole velenifere e zanne modificate per l’inoculazione di secrezioni, utili a soggiogare le sue prede, ma che raramente creano conseguenze rilevanti negli esseri umani.
Nell'uomo il morso di un esemplare adulto provoca generalmente lievi ferite superficiali accompagnate da leggero sanguinamento, mentre non genera alcuna conseguenza il morso degli esemplari giovani.
I piccoli ed i giovani si nutrono quasi esclusivamente di sauri. Con la crescita il suo spettro alimentare si allarga, diventando un predatore opportunistico.
Non è raro, durante la primavera, avvistare due esemplari di questa specie avvinghiati tra loro che si muovono rapidamente tenendo il primo tratto del corpo eretto. Questo fenomeno spesso frainteso come corteggiamento è in realtà il combattimento rituale tra due maschi che si contendono il territorio, e di conseguenza le femmine presenti nel loro areale.
In primavera hanno luogo gli accoppiamenti, e dopo due mesi circa di gestazione, le femmine si dirigono verso i siti di deposizione, spesso utilizzati da più individui e per più anni consecutivi, per deporre le uova che schiuderanno dopo 50-60 giorni di incubazione.
E' quindi molto frequente in estate incorrere nei piccoli biacchi (anche in ambiente urbano), che a seguito delle schiuse si disperdono negli aree cui si trovano. Nella sottospecie carbonarius la livrea giovanile è diversa da quella adulta. In entrambe le varietà la testa è nera o marrone scuro con ornamentazioni giallastre, ed il corpo è di un colore grigio / verdastro sormontato da macchie di pigmento più scuro.
IL COLUBRO DI ESCULAPIO
Il Colubro di Esculapio (Zamenis longissimus), anche comunemente chiamato saettone, è un serpente di indole riservata e schiva. Come suggerisce il suo nome scientifico può raggiungere dimensioni importanti, superando anche i 180 cm di lunghezza, anche se di norma si aggira tra i 100 ed i 150 cm.
Predilige le zone collinari, soprattutto se caratterizzate da una ricca vegetazione, come boschi, ruscelli e corsi d’acqua per lo più lontano dai centri fortemente urbanizzati. È comunque possibile, o meglio, non è raro, incontralo presso terreni coltivati, sentieri e paesi di campagna.
Si nutre principalmente di roditori, di cui è un ottimo controllore delle loro popolazioni, ed occasionalmente di sauri. Inoltre, essendo anche un ottimo arrampicatore, integra la sua dieta con uccelli e nidiacei.
La sua immagine è stata da sempre usata come simbolo della medicina (dal dio greco-romano da cui prende il nome comune), e lo ritroviamo raffigurato aggrovigliato su un bastone (bastone di Esculapio appunto) o su una coppa.
Gli esemplari adulti hanno una colorazione dorsale uniforme che può variare dal giallo ocra ad un verde oliva con dei piccoli dettagli bianchi tra le squame. I piccoli invece sfoggiano un pattern dorsale maculato, e presentano delle evidenti macchie gialle sulla parte posteriore delle guance. Queste due caratteristiche fanno si che i piccoli ed i giovani possano essere scambiati per la natrice dal collare. A differenza di quest'ultima però, i piccoli sono ornati da una fascia nera che parte dietro l'occhio, carattere assente nelle natrici.
Come le altre specie viste finora, il colubro di Esculapio è un serpente oviparo, e depone le sue uova ad inizio estate. Come nel biacco, ma meno frequentemente, è possibile osservare due maschi durante il combattimento rituale.
Se avverte la nostra presenza solitamente si affida alla sua colorazione, che gli consente di mimetizzarsi nell'habitat in cui vive, rimanendo immobile o in alcuni casi procedendo per la sua strada molto lentamente. Come ogni altro serpente preferisce scappare o nascondersi piuttosto che fronteggiare un’eventuale minaccia.
Se manipolato può mordere, ma il il suo morso non porta alcuna conseguenza nell'uomo.
IL COLUBRO DALLE QUATTRO LINEE / CERVONE
Si tratta di uno dei più grandi serpenti europei. Può infatti superare
i due metri di lunghezza (anche se si tratta di record molto rari).
Gli adulti hanno un colore di fondo uniforme che può variare dal
crema al marrone, sormontato da quattro linee scure che percorrono
longitudinalmente il dorso dell’animale (partendo dal collo per tutta la sua lunghezza fino alla coda) dalle quali prende sia il suo nome scientifico (Elaphe quatuorlineata) che quello comune.
È un serpente diurno. Di solito trascorre le sue giornate a terra nelle
vicinanze di ripari naturali o artificiali. All’occasione si dimostra un
ottimo arrampicatore, soprattutto se intento a cacciare uccelli
nidiacei e le loro uova. Questa sua caratteristica lo spinge spesso ad
entrare nelle abitazioni rurali o negli allevamenti. Poco comune nella
nostra regione, predilige habitat collinari e praterie ai margini di
boschi, o comunque circondati da folta vegetazione, nei quale trova
rifugio. Nonostante la sua mole gli valga il record di serpente Italiano più grande, ha un'indole mite, e difficilmente prova a difendersi difronte alla minaccia dell’uomo. Ancor più raramente prova a mordere. Se infastidito, assumere una postura difensiva in cui ritrae il capo verso le spire compresse a forma di "S", ed apre le fauci iniziando a soffiare sonoramente. Tuttavia si tratta di un serpente totalmente innocuo per l'uomo, ed un suo eventuale morso non comporta alcuna conseguenza nell’uomo.
E' un forte costrittore, e neutralizza le sue prede soffocandole e stritolandole, per poi in seguito ingollarle. Il suo spettro alimentare è vastissimo, e la sua stazza gli permette di nutrirsi di sauri, uccelli, fino ad arrivare alle grandezze di piccioni, e di mammiferi, come anche grandi ratti e giovani conigli.
Anche questa specie è ovipara, ed i piccoli hanno una livrea totalmente differente dagli adulti. Appena nati Il tono di fondo del dorso è bianco grigiastro, ornato da selle nere più o meno circolari disposte irregolarmente lungo tutto il dorso.
Questo serpente è famoso in tutta Europa per il ruolo che ricopre durante la festa di San Domenico a Cocullo, in cui decine di esemplari vengono portati in processione per il paese. Questa festa in realtà ha radici pagane molto antiche, quando nel medesimo territorio veniva venerata la dea Angizia. Anche negli antichi riti questo serpente aveva il suo ruolo, conquistato appunto per la sua placidità, che incarna perfettamente il motto abruzzese "forte e gentile".
IL COLUBRO LISCIO
Il colubro liscio (Coronella austriaca) è un serpente di piccole dimensioni, che di solito non supera i 60 cm di lunghezza.
Vive prettamente in ambienti alto-collinari e montani.
la colorazione di fondo può variare dal grigio al bruno. In questa specie c'è un leggero dimorfismo sessuale per cui spesso le femmine hanno colori più chiari e freddi dei maschi, che appaiono tendenzialmente più bruni. Su tutto il dorso sono presenti piccole macchie scure distribuite in maniera più o meno regolare, con grandezze che possono variare da individuo a individuo. Il ventre invece può variare dai toni rossi o rosati al nero.
La testa è piccola e stretta, ornata da una linea scura che parte dalla
narice, attraversa l’occhio ed arriva fino ai margini della bocca.
Una caratteristica che aiuta spesso nell'identificazione di questa specie è la macchia "cuoriforme" che si trova sulla nuca dell'animale.
È l'unico colubride ovoviviparo d'Abruzzo. A differenza
della maggior parte dei serpenti appartenenti alla sua famiglia, a
seguito dell’accoppiamento il colubro liscio non depone le uova, ma
queste vengono “incubate” all'interno del corpo materno. Alla fine
della gestazione i piccoli vengono partoriti vivi, avvolti da una
membrana simile ad un sacco vitellino, che viene perforata in pochi
istanti dai nuovi nati.
Si nutre prevalentemente di altri rettili come lucertole, orbettini, ed anche altri serpenti, ma all’occorrenza non disdegna piccoli roditori. Anche questa specie possiede delle ghiandole velenifere, ma il suo morso non ha conseguenze nell'uomo.
IL COLUBRO DEL RICCIOLI
Il colubro del riccioli (Coronella girondica), è il secondo serpente abruzzese del genere Coronella. La sue presenza, sia in territorio abruzzese che italiano, è in generale poco segnalata, fatto che fa di questo serpente il più "raro" ofide della nostra regione.
La più frequente difficoltà che si incontra nell'identificazione di questo serpente è il doverlo distinguere dal colubro liscio, con il quale condivide dimensioni e diversi tratti morfologici. In questa specie il colore di fondo è solitamente chiaro, e si differenzia dal congenerico nell'ornamentazione del capo e del dorso. Il pattern dorsale è composto macchie scure solitamente più larghe e spesse, mentre le linee nere che attraversano gli occhi si fondono sulla fronte del serpente in un unica striscia scura.
Anche se appartenenti allo stesso genere, a differenza del colubro liscio il colubro del Riccioli è oviparo, e quindi depone le proprie uova (come nel resto dei colubridi italiani).
VIPERIDI
LA VIPERA COMUNE
In Abruzzo sono presenti solo due specie di viperidi, una di queste è
la vipera comune (Vipera aspis francisciredi).
Si tratta del serpente più elusivo del nostro territorio ed uno dei più
difficili da incontrare in natura data la sua natura schiva.
Il suo nome è il risultato della contrazione del termine "vivipara",
ovvero che partorisce piccoli vivi.
La livrea (solitamente) è caratterizzata da una serie di linee scure
che partono dal centro del dorso e attraversano trasversalmente la
schiena per tutta lunghezza dell'animale. Le stesse linee sono
presenti sui fianchi, di solito alternate a quelle descritte
precedentemente. Il colore di fondo può variare da un grigio tenue al
marrone fino ad arrivare ad un rosso mattone. Non sono rari
esemplari melanotici (con livrea quasi completamente nera).
L'occhio di solito è ornato da una striscia nera (più o meno marcata a seconda del soggetto), e le squame labiali sono di colore chiaro.
Nei giovani esemplari, e in alcuni individui adulti, la punta della coda può avere una colorazione vivace, che si differenzia dal resto dei toni della livrea. La pupilla è ellittica, e a seconda della quantità di luce presente nell'ambiente in cui si trova (e in base all'individuo) può presentarsi più o meno assottigliata, o in alcuni casi quasi tondeggiante.
COME SI RICONOSCE DAGLI ALTRI SERPENTI PRESENTI NEL NOSTRO TERRITORIO
Si tratta di un serpente di dimensioni contenute, gli adulti si raggiungono i 60 cm e non superano mai i 70cm. In caso dovessimo trovarci di fronte ad ofidi di dimensioni maggiori, possiamo quindi essere certi di poter identificare il serpente con una delle specie precedentemente descritte. Nel caso contrario invece, dobbiamo sempre considerare che tutti i serpenti al momento della nascita hanno di dimensioni molto contenute, e quasi tutte le specie presenti nel nostro territorio hanno una livrea giovanile che presenta selle o macchie scure sul dorso, simili a quelle della vipera comune. Per una corretta identificazione bisogna quindi basarsi su altri parametri.
I principali e più funzionali caratteri distintivi che possono aiutare tutti ad effettuare una corretta identificazione si trovano sul capo della vipera comune. Le squame del capo sono tutte di piccole dimensioni, come quelle presenti sul collo dell'animale. Nelle specie colubridi e nelle natricidi presenti in Abruzzo invece, sono presenti dei grandi scudi, ovvero squame di dimensioni molto più grandi rispetto a quelle presenti nella vipera comune. Questi scudi (nove in totale), visti dall'alto inconfondibili. Inoltre la forma del rostro della vipera comune è "squadrata". Dorsalmente è piatta ed in vista laterale forma quasi un angolo retto al suo apice, dando alla vipera l'impressione di avere il "naso all'insù". Nelle specie di colubridi nostrani invece, il muso è sempre arrotondato.
E' VELENOSA MA NON PERICOLOSA!
I viperidi sono provvisti di zanne velenifere collegate alle ghiandole velenifere. Il veleno viene usato da questi serpenti per cacciare e digerire le prede ingerite. Come detto precedentemente, Vipera aspis ha un'indole timida, e fugge sempre al primo segnale di pericolo. In caso dovessimo incontrarla, ricordiamoci che è sufficiente rimanere ad una distanza di 40-50 cm dall'animale per non correre alcun rischio. Sarà lei, intimorita dalla nostra presenza ad allontanarsi, sempre se lasciamo lei una via di fuga. In Europa, negli ultimi settant'anni, i decessi a seguito di morso di vipera sono meno di una decina. In genere la quantità di veleno inoculata con un morso (in via intramuscolare) non è sufficiente a creare complicazioni importanti in una persona adulta in buona salute. Si tratta comunque di un veleno che non va assolutamente sottovalutato, e che può avere effetti diversi a seconda della parte morsa, delle condizioni di salute di chi viene morso, ed anche lo stato della vipera. La quantità di veleno inoculata varia inoltre a discrezione del serpente, che può inoltre usare una, o entrambe le zanne velenifere durante il morso. Le zanne hanno dimensioni contenute, lunghe solo pochi millimetri (ovviamente la grandezza varia in base alle dimensioni e all'età), ed un abbigliamento adeguato nelle nostre uscite in natura è sufficiente a scongiurare eventuali incidenti.
COSA FARE IN CASO DI MORSO
Verificare innanzitutto di essere stati realmente morsi da una vipera! Solo il 30% dei casi che vengono identificati come "morso di vipera" sono conseguentemente diagnosticati dalle strutture ospedaliere come tali. Questo si verifica perché spesso avviene un'errata identificazione dell'animale, o addirittura (si tratta di un evenienza molto comune) si attribuisce al morso di vipera la causa di un eventuale avvelenamento o malore (in cui non ci si rende conto di essere stati morsi, o non si vede addirittura la vipera in questione).
In caso di morso effettivo, bisogna cercare di rimanere calmi e chiamare immediatamente soccorsi. Evitare inoltre di muoversi più del necessario per evitare di velocizzare l'entrata in circolo del veleno. Rimuovere eventuali oggetti che potrebbero rappresentare costrizioni come anelli, bracciali o orologi indossati nell'arto morso. Se possibile, applicare un bendaggio linfostatico (senza stringere esageratamente la benda o il tessuto attorno l'arto) e steccare l'arto interessato come se fosse rotto. Questo eviterà movimenti che possono accelerare il processo di diffusione del veleno nel sistema linfatico.
COSA NON FARE: incidere la parte lesa, succhiare il veleno dalla ferita, applicare lacci emostatici, cercare di catturare o uccidere il serpente, in quanto (in caso si tratti realmente di vipera) si rischia di incorrere in un secondo morso che complicherebbe la situazione.
LA VIPERA DELL'ORSINI
Abbiamo lasciato per ultimo il gioiello d'Abruzzo, la vipera dell'Orsini
(Vipera ursinii). Si tratta di un serpente di piccole dimensioni che vive
in zone "isolate" sul nostro appennino al di sopra dei 1500 mt sul
livello del mare. Date le sue dimensioni ridotte, il suo carattere
elusivo, è difficile da incontrare, a meno che non si entri
specificatamente nei suoi habitat.
Il suo veleno non è pericoloso per l'uomo. Inoltre, le contenute
dimensioni raggiunte da questo serpente rendono quasi
impossibile l'evenienza di un morso negli esseri umani. Il suo veleno
è sufficiente per predare gli ortotteri di cui si nutre prevalentemente,
ed in alcuni casi piccoli mammiferi.
Questa specie è minacciata da diversi fattori, ed è inclusa nella
lista rossa ICUN come specie vulnerabile, e quindi prossima al
pericolo d'estinzione. Come tutte le specie di serpenti endemici
è protetta da leggi nazionali ed internazionali.